di Sara Fievoli
22 Maggio 2020
Oggi volevamo raccontarvi di una storia differente.
L’ambito sociale, come si sa, affronta ogni giorno molte difficoltà specialmente in questo periodo in cui, oltre al lavoro con i nostri ragazzi, noi educatori ed altri operatori sociali dobbiamo pensare anche al contesto generale che sta affrontando la nostra società.
Una figura che in questo momento si sta dimostrando un braccio destro per noi in questo periodo di crisi, è il volontario. Nel suo atto di aiuto, anche lui a suo modo educa.
Un esempio ne è una volontaria presso un ente per la promozione alla carità, la quale svolge lezioni individuali di italiano per alcuni stranieri che usufruiscono di tale servizio. Con piacere vi lascio al suo racconto.
“Quando svolgevo le lezioni di italiano in aula utilizzavo come strumenti didattici delle schede e brevi video in stile cartone animato, in modo tale che fossero semplici ma efficaci nelle spiegazioni dei concetti più complessi: per esempio come porsi in un colloquio o come fare delle richieste ad un commesso.
Nel passaggio alle lezioni in videochiamata ho cercato di mantenere lo strumento del video, anche se mi sono resa conto che il vederlo senza la mia presenza fisica li poneva in un atteggiamento titubante, come se avessero una maggiore percezione della difficoltà del compito che gli richiedevo e ciò li spaventava. Per coloro che invece possiedono un livello di conoscenza più alto di italiano, si presentava lo stesso come un metodo didattico funzionale, ma al contempo non ugualmente efficace come una lezione dal vivo. Poi influisce molto anche il fattore motivazionale: per coloro che hanno un obiettivo ed interesse ad imparare, nonostante le difficoltà si impegnano e si sforzano molto di più rispetto ad altri, dando tantissima soddisfazione.
Non è da dare per scontato il contesto.
Penso che il solo fatto di recarsi in un luogo, sapendo che lo si sta facendo perché per un’ora si farà la lezione di italiano, pone un atteggiamento più focalizzato ed attento. Alla fine dei conti con una video lezione si entra virtualmente nella casa di qualcun altro e nella sua sfera privata. Tutto ciò penso che pone la relazione in un ambito diverso rispetto da quando si è in un’aula. Inoltre vi è il problema di terze persone che interrompono o addirittura intervengono durante la lezione, per non parlare di rumori e schiamazzi esterni. Tra le altre cose, purtroppo non tutti riescono ad avere i mezzi idonei per poter usufruire di una buona connessione internet, di un computer o un cellulare che risultino funzionali alla lezione. In effetti, una difficoltà non da poco sono i problemi di connessione internet che portano a continue interruzioni e si perde gran parte del tempo più a ricollegarsi oppure a ripetere “Ci sei? Ora mi senti? Ora ci sei?”.
Alla lunga diventa sfiancante sia per me che per la persona che sto aiutando, oltre a portare ad un inevitabile calo dell’attenzione.
È una situazione che crea disagi e fa sì che si percepisca ancor più la distanza.
Facendo lezioni in videochiamata, si avverte molto la mancanza del contatto umano, il vedere l’altro e riuscire a capire se sta realmente comprendendo o se sia il caso di intervenire con parole differenti e più efficaci.
Avere uno schermo davanti rende il rapporto tutto più sterile. Mi mancano il contatto fisico ed i sorrisi a fine della lezione che ti danno un feedback umano, un calore, un comunicare nonostante la difficoltà della lingua.
Malgrado le problematiche date dalla distanza, mi è capitato che alla fine della lezione mi ringraziassero per quell’ora dedicata a loro.
Probabilmente l’essere vicini anche se distanti ed il fare anche nel nostro piccolo, permette alle persone di non sentirsi abbandonate ed avere un po’ di normalità anche in questo momento particolare.
Questa è la testimonianza di una volontaria, ma ascoltandola è possibile rendersi conto che è un problema che accomuna noi educatori ma anche per esempio gli insegnanti e altre figure ancora, che nel loro lavoro hanno il compito di educare.