Il racconto di Rashid

03 luglio 2020 Federica e Rashid

Ringraziamo Rashid che tramite una breve intervista ci racconta della sua esperienza in Italia

Questa è la storia di Radhid arrivato dal Kashmir per salvare la sua vita da chi voleva conquistare il suo paese.

Come ti chiami e quanti anni hai?

Mi chiamo Rashid e ho 36 anni

Da dove vieni?

Vengo dal Kashmir

Cosa facevi in Kashmir e come mai hai deciso di affrontare questo viaggio per venire in Italia? Se non te la senti non rispondere

Lavoravo in un’organizzazione per la liberazione del Kashmir, ho deciso di venire in Italia perché c’erano  problemi con il governo pachistano per via della mia organizzazione e la mia vita era in pericolo.

Puoi raccontarmi un po’ com’è andato il viaggio fino in Italia e come lo hai affrontato?

È molto difficile,  ci sono stati molto rischi per la mia vita. Io sono stato molto fortunato, sono riuscito ad arrivare in Italia, durante il viaggio ho visto la morte tante volte davanti ai miei occhi.

Ho fatto il viaggio a piedi, ho camminato tanti chilometri e ho anche attraversato il mare con una barca che si è ribaltata.

Com’è stata l’accoglienza in Italia?

Quando sono arrivato a Udine in stazione, la croce rossa mi ha dato il benvenuto con biscotti, vestiti, caffè, lenzuola, mi sono sentito bene.

Sei stato ospite nella caserma Cavarzerani e poi sei stato trasferito. Com’è stata la tua esperienza nel progetto? Come passavi le tue giornate?

Nel marzo 2017, quando ho sentito che mi trasferivano in un altro progetto, ero preoccupato. Pensavo che mi mandassero in montagna, ma quando mi hanno detto che sarei andato a Udine, in città, ero contento.

Ricordo ancora il giorno quando ho lasciato la Cavarzerani, sono venuti gli operatori di Aracon (la cooperativa) a prenderci. Non conoscevo la cultura italiana, perchè non potevo uscire dalla caserma, ero sempre chiuso dentro.

Quando sono andato in Aracon, ho imparato tante cose. Ero sempre felice, era diventata la mia famiglia.

Avevo due operatrici brave, a volte litigavamo perché non ci capivamo, loro non capivano me e io non capivo loro.

Ma adesso che sono fuori dal progetto, ho capito che loro avevano ragione. È importante andare a scuola, fare un corso, imparare l’italiano.

Aracon e l’Italia mi hanno dato molto. Io mi chiedo?
Cosa ho dato io all’Italia?.

Finito il progetto che cosa hai fatto?

Quando ho finito il progetto SPRAR, ho iniziato a cercare lavoro, mi sono fermato per un po ‘, poi ho ottenuto un lavoro in un progetto che sto continuando tutt’oggi. È un buon lavoro.

Che aspettative avevi quando sei partito dal Kashmir? Era come ti immaginavi venire in Italia?

No, quando ho lasciato il Kashmir, non pensavo di rimanere in Italia, pensavo di poter andare da mio fratello in Inghilterra.


Mi sono innamorato dell’Italia e mi sono fermato qui.

Cosa ne pensi della cultura italiana? Ti senti integrato?

Mi piace molto la tua cultura e dico sempre alle persone che se tutti tenessero le menti aperte avrebbero successo ovunque.

Il ricordo più bello dell’Italia?

Il mio ricordo più bello è di aver conosciuto l’amore e di essermi innamorato per prima volta di una ragazza italiana che è onesta, sincera e gentile, aiuta tanto gli altri. Io amo lei, ma non so se lei ama me. Per tutta la vita mi ricorderò di lei.