di Ilaria Pala

Premessa:

E’ inutile, è solo una perdita di tempo.

Almeno una volta nella vita, si è pronunciata questa frase o l’abbiamo ascoltata da qualcuno vicino a noi. Nella quotidianità, si associa la perdita di tempo a una concezione negativa, all’insistere verso un qualcosa che non porterà a niente, che porta ad uno spreco di energie che sarebbe meglio incanalare verso altri obiettivi. Tuttavia, si può dare alla perdita un profondo valore educativo, puntando a quella che è possibile definire una pedagogia del perdere e al valore che può dare all’apprendimento dei bambini e al miglioramento della loro vita quotidiana in particolare modo riguardo al tempo, all’osservazione e all’esplorazione del mondo circostante.

Gianfranco Zavalloni: perdere tempo è guadagnare tempo.

Nel 1994, Gianfranco Zavalloni, insegnante in una scuola dell’infanzia e poi dirigente scolastico, scrive e pubblica “Il manifesto dei diritti naturali di bimbe e bimbi”. Il documento si presenta come una sorta di costituzione, con tanto di articoli, nati da una profonda riflessione sui diritti dell’infanzia e dell’educazione. Così recita il manifesto:

1- Diritto all’ozio: a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti

2- Il diritto a sporcarsi: a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti.

3: Il diritto agli odori: a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura.

4 Il diritto al dialogo: ad ascoltare e poter prendere la parola, interloquire e dialogare.

5- Il diritto all’uso delle mani: a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco.

6-Il diritto a un buono inizio: a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura.

7- Il diritto alla strada: a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade,

8- Il diritto al selvaggio: a costruire un rifugio gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi.

9- Il diritto al silenzio: ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua.

10: Il diritto alle sfumature: a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare la notte, la luna e le stelle.

un piccolo umano dai capelli lunghi e biondi gioca con del fango tra i sassi del fiume.

Nel manifesto, sono custoditi i  punti chiave del pensiero pedagogico di Zavalloni : il tempo, il valore della lentezza, il valore di una scuola non violenta non basata esclusivamente sulla didattica ma anche sulla relazione e il dialogo. In particolare modo, Zavalloni si sofferma sull’importanza del “far perdere tempo”: scovare strategie utili per rallentare pratiche educative e didattiche radicalizzate, proponendo strategie alternative, quali:

-Perdere tempo a parlare: Gli educatori devono “perdere tempo” ad ascoltare e a parlare con i bambini, così solo conosceranno veramente chi hanno davanti e potranno elaborare buone regole e patti del vivere insieme.

– Perdere tempo a passeggiare, camminare, muoversi a piedi: Per vivere un territorio occorre esplorarlo insieme ai bambini, fare sentire a loro gli odori dei fiori, facendo provare sensazioni che creano legami con la natura. Fare sdraiare i bambini sul prato per guardare meglio le nuvole. Anche questa è scuola, di poesia.

-Perdere tempo ad ascoltare: Vogliamo perdere tempo ad ascoltare e a raccogliere la cultura e le emozioni di ogni bambino.

-Perdere tempo a parlare insieme: parlare con i bambini e non solo dei bambini.

-Perdere tempo nel rispetto di tutti: Rispettare nei gruppi i tempi di ognuno.

-Perdere tempo per darsi tempo: scoprire le piccole cose e strade nuove da percorrere.

Perdere tempo per condividere le scelte: per giocare, per crescere.

Perdere tempo per guadagnare tempo: rallentare perché la velocità s’impara con lentezza.

un umano preadolescente, dai capelli corti e biondi guarda il mondo attraverso un binocolo azzurro

Keri Smith: Perdersi per esplorare il mondo.

Nota pedagogista e scrittrice americana,  Smith, nel suo libro “ Come diventare un esploratore del mondo” propone una nuova modalità educativa, basata sull’esplorazione del mondo esterno  e fondata sul perdere tempo e sul perdersi per trovare la vera essenza delle cose e del mondo, per instaurare relazione autentiche con gli oggetti e gli elementi della natura circostante.

“ Ci sono tanti modi di perdersi: c’è un perdersi letterale, perdersi nel bosco non sapendo ritrovare la strada di casa, o ci sono modi metaforici di perdersi. Ci si può perdere nei propri pensieri o nel tempo o si può essere un’anima persa. Nel contesto dell’esplorazione possiamo concepire il perdersi come un modo di esistere in uno stato in cui non si sa esattamente dove ci si sta dirigendo. In questo senso possiamo scegliere di perderci letteralmente, esplorando un luogo dove non siamo mai stati prima o possiamo perderci nel senso di metterci in relazione con gli oggetti e con le idee in modo da non sapere quale sarà il risultato di questa interazione.”[1]

Secondo Smith, per poter conoscere con occhi nuovi e instaurare relazioni con l’ambiente circostante, occorre perdersi, per trovare poi sé stessi e guardare con uno sguardo senza pregiudizi e preconcetti il mondo intorno a noi. L’osservazione è un precetto fondamentale per Smith, che poi si traduce in una raccolta dati: il risultato è simile ad un diario dell’esploratore, una storia di viaggio documentata e che racconta il tutto grazie agli oggetti raccolti ( e con la creazione di una sorta di museo tascabile). Mentre si osserva, si può giocare con i propri occhi: incrociandoli per sfocare la vista o tenendo un occhio chiuso. L’importante è che si prenda nota di tutto questo, perché solo così si potrà ripercorrere l’esperienza e assaporarla a pieno, conoscendo.

Nella vita, si possono perdere tante cose. Oggetti, vie, purtroppo anche persone care. Ma questi autori, hanno messo in luce un nuovo modo di vedere la perdita, donandogli un valore essenziale per conoscere il mondo e noi stessi. Per trovarsi dunque, occorre perdere tempo e delle volte, anche noi stessi, per poter esplorare e osservare il mondo con occhi nuovi.

un piccolo umano con una camicia rossa esplora tra i rami di un albero

Bibliografia:

Smith K., Come diventare un esploratore del mondo, Museo d’arte di vita tascabile; Corraini edizioni,2017.

Zavalloni G, La pedagogia della lumaca: per una scuola lenta e non violenta, emi editore, ristampa 2018.

Sitografia:

www. festivaldellalentezza.it

www.tempiespazi.it


[1]Smith, K; Come diventare un esploratore del mondo, museo d’arte di vita tascabile; pag 42, Corraini edizioni.

PERDERE É APPRENDERE: IL VALORE DELLA PERDITA NELLE PRATICHE EDUCATIVE.

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